
Lo conferma al Corriere Giorgio Beretta (nessuna parentela con la famiglia di armieri), dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal): le spedizioni sono durate almeno fino a giugno. Il governo Meloni dopo il 7 ottobre non ha più rilasciato autorizzazioni all’invio ma quelle in essere restano in vigore
Non si è mai interrotto il flusso di armi e munizioni dalla provincia di Brescia verso Israele, nemmeno dopo il 7 ottobre 2023. A rivelarlo al Corriere Giorgio Beretta (nessuna parentela con i produttori di armi), analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) con sede a Brescia.
I dati Istat del commercio estero mostrano che non solo Brescia è la prima ma è anche l’unica tra le province italiane che ha continuato ad esportare «armi, munizioni e loro componenti» verso Israele dopo il 7 ottobre 2023. Le esportazioni da Brescia ammontano a quasi 1,5 milioni di euro (1.492.262 euro), precedute – è vero – da quelle della provincia di Lecco (2.477.365 euro), che però risultano interrotte dal luglio dell’anno scorso mentre quelle di Brescia proseguono fino al giugno scorso (ultimo dato disponibile). «Quelle esportate dalla provincia di Brescia dall’ottobre 2023 — ci spiega Beretta — non sono armi complete bensì parti e accessori di revolver e pistole destinate con ogni probabilità non all’utilizzo da parte delle forze armate o di polizia israeliane ma ai civili, inclusi i coloni dei territori occupati. Ed è molto probabile — aggiunge Beretta — che queste esportazioni stiano continuando considerato che a luglio sono state esportate dall’Italia a Israele parti e accessori di armi per 32.218 euro».
Proprio nelle scorse settimane, dall’invasione della Striscia di Gaza, il governo italiano ha intanto deciso di revocare una licenza di armi da esportare a Israele. A dirlo è stato il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli rispondendo, per iscritto, a un’interrogazione di Alleanza Verdi e Sinistra al Senato nata dalle segnalazioni dei lavoratori aeroportuali riguardanti il transito di materiale bellico attraverso l’aeroporto di Montichiari. Dall’ottobre 2023 – come evidenziato anche dal calo consistente di flussi di armi verso Israele – non sono state concesse nuove autorizzazioni, ma quelle in essere sono state mantenute (a parte quella revocata, appunto), come confermato indirettamente dalla risposta del viceministro Cirielli all’interrogazione. Ovviamente si tratta di esportazioni legali, segnalate anche dai database sul commercio estero, legate a contratti in essere.
Una conferma indiretta è arrivata nei giorni scorsi dall’amministratore delegato di Leonardo Spa (la cui sede bresciana è stata meta di un paio di manifestazioni in tempi recenti) Roberto Cingolani – il cui azionista di maggioranza è il ministero dell’Economia e delle Finanze – il quale ha spiegato che le licenze per Leonardo rilasciate dall’Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento (Uama) prima del 7 ottobre 2023 non sono mai state sospese o revocate dall’esecutivo. Nell’intervista Cingolani spiegava anche che la Drs Leonardo, che produce sistemi elettronici per la difesa e radar per Israele, è un’azienda di diritto statunitense, non italiano, e per cui là la legge 185 non vale. Aspetto, questo, che ovviamente riguarda anche altre aziende italiane (come ad esempio Beretta USA) che hanno siti produttivi negli States.
Foto: Manifestazione all’aeroporto di Brescia-Montichiari – Fonte: Radio Onda d’Urto