Giorgio Beretta: e se fossero le aziende armiere a dettare la politica estera dell’Italia?

Per approfondire alcuni aspetti relativi all’export di armi italiane verso la Turchia rivelati da Altreconomia (v. qui), Adista ha intervistato Giorgio Beretta, autore dell’inchiesta insieme a Duccio Fanchini e analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere di Brescia (Opal).

Beretta, la vostra inchiesta su Altreconomia documenta un grande aumento delle esportazioni di armi made in Italy verso la Turchia, che di fatto è un Paese in guerra contro i curdi. La legge 185/90 sul commercio delle armi consente queste esportazioni? Cioè si tratta di un export illecito o solo inopportuno?

Ci sono due modi per interpretare la legge 185 del 1990 e lo stesso Trattato sul commercio di armi che l’Italia ha ratificato nel 2013. Il primo è quello di considerare le normative solo dal punto di vista strettamente legalistico badando cioè soprattutto a non violare espliciti divieti per non incorrere in possibili sanzioni. Il secondo è quello di considerare le norme e i divieti della legge come criteri valutativi per accertare con attenzione, prima di rilasciare un’autorizzazione, la possibilità di uso illegittimo delle armi, per commettere violazioni del diritto internazionale umanitario, ecc.

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