La “commessa del secolo”: soldi, armi e occhi chiusi?

Marco Magnano – Fonte: © Riforma.it
11 giugno 2020

L’Italia sta per chiudere la più grande fornitura di armamenti degli ultimi vent’anni, fornendo navi e aerei all’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi, nonostante la Libia e i silenzi su Giulio Regeni

«L’operazione per la vendita delle armi all’Egitto non è ancora conclusa». Con queste parole, mercoledì 10 giugno il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha frenato un accordo che, secondo diverse fonti di stampa, sembrava molto vicino alla chiusura. Si tratta della cosiddetta “commessa del secolo”, la fornitura di armamenti al governo del Cairo per un valore compreso tra i 9 e gli 11 miliardi di euro. Al centro dell’attenzione, in particolare, sono due fregate multiruolo di classe FREMM, la la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi, costruite per la marina militare italiana ma ora destinate all’Egitto, per un valore di circa 1,2 miliardi di euro. C’è poi, secondo le informazioni oggi disponibili, una seconda parte, che riguarda la fornitura di altre quattro fregate multiruolo prodotte da Fincantieri-Leonardo, venti pattugliatori che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani, 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346….

«Per quanto riguarda le autorizzazioni all’esportazione di materiali di armamento che riguardano i Paesi della Nato e dell’Unione Europea, solitamente queste vengono rilasciate dall’Autorità nazionale Uama, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento che dipende dal ministero degli Esteri», spiega Giorgio Beretta, analista di Opal, l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza di Brescia. «Per i paesi extra-Nato o che non fanno parte dell’Ue, invece, di solito c’è una consultazione con il ministero degli Esteri, il ministero della Difesa, talvolta anche con il Ministero dello Sviluppo economico»…

Ci sono alternative, anche in termini industriali?

«Posso dire questo: ci siamo accorti, proprio durante la crisi da COVID-19, che non soltanto mancavano le mascherine, i kit sanitari, le tuniche per i medici. Soprattutto mancavano apparecchiature polmonari, apparecchiature medico-sanitarie di cui l’Italia ha fortissimo bisogno e che importiamo ogni anno per 7 miliardi di euro. Tra l’altro, l’Italia ne esporta per altrettanti 7 miliardi, ma ne importa per 7 miliardi e mezzo. Bene, avremmo la possibilità di riconvertire gran parte della nostra industria militare in industrie di produzione medico-sanitaria e avremmo un mercato eccezionale in tutto il mondo senza il bisogno di alimentare guerre e fornire armi a dittatori»…