Se nemmeno il coronavirus ferma la produzione militare in Italia

Carmine Gazzanni – Fonte: Lettera 43
30 Marzo 2020

Mentre si sprecano metafore belliche nella lotta al Covid-19, l’emergenza non ha bloccato l’industria degli strumenti di guerra. Che avrebbe potuto riconvertirsi per fabbricare apparecchi medici. Ma il governo anche in questo momento ritiene essenziali le attività di difesa e aerospazio.

IL BISOGNO URGENTE ORA È DI APPARECCHI MEDICI E SANITARI
Sulla stessa linea anche Giorgio Beretta, analista dell’Opal (Osservatorio permanente armi leggere) di Brescia: «Stupisce e rammarica che il governo non abbia invitato le aziende a partecipazione statale del gruppo Leonardo e Fincantieria convertire immediatamente almeno una parte della propria attività per produrre quegli apparecchi medici e sanitari di cui c’è urgente bisogno e che la Protezione civile sta cercando per mezzo mondo».
AGENZIA PER LA RINCONVERSIONE SMANTELLATA DA FORMIGONI
I dati d’altronde, analizzati dallo stesso Beretta, sono più che eloquenti: «In Italia ci sono 231 fabbriche di “armi comuni” e 334 aziende sono annoverate nel registro delle imprese a produzione militare. Ce n’è invece solo una in tutta Italia che produce respiratori polmonari, per l’acquisto dei quali dipendiamo dall’estero». Nessuno, però, ha pensato a riconvertire nulla, come fatto per esempio in altri settori industriali. Il caso più eclatante arriva proprio dalla Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza. Qui, infatti, nel 1994 era stata istituita l’Agenzia regionale per la riconversione dell’industria bellica, che poi è stata affossata con l’avvento dell’amministrazione Formigoni. Nel 2006, peraltro, una legge di iniziativa popolare chiedeva di ripristinare l’Agenzia, ma la politica non ha dato seguito a questa richiesta.
LE PRIORITÀ ADESSO SONO ALTRE
E i numeri, non a caso, rivelano quali siano oggi le priorità. «Negli ultimi anni», spiega Beretta, «l’Italia ha prodotto ed esportato sistemi e materiali militari per una media di 2,5 miliardi di euro, mentre ne ha importati per meno di 500 milioni di euro, ma ha dovuto importare “Strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche” per 1,2 miliardi di euro (esportati per circa 850 milioni di euro) e ha importato “Strumenti e forniture mediche e dentistiche” per circa 6,5 miliardi di euro (esportati per 5,8 miliardi)». Un saldo, dunque, ampiamente positivo per le esportazioni di sistemi militari e deficitario per gli apparecchi medici…