Armi “facili” e strage di Christchurch: perché l’Italia non può fare finta di nulla

Andrea Maggiolo – Fonte: ©Today
18 marzo 2019

Il tema delle armi legali (e delle licenze “per uso sportivo”) torna d’attualità. “La strage di Christchurch può succedere anche in Italia” dice Giorgio Beretta. Pochi controlli, ed è pure raddoppiato il numero di armi e caricatori detenibili. Tema complesso e delicato

È salito a 50 il bilancio delle vittime della strage di Christchurch. In Nuova Zelanda il giovane suprematista australiano, Brenton Tarrant, ha massacrato decine di persone nel doppio attacco alle moschee. Sarebbe sbagliato delimitare geograficamente l’analisi della tragica notizia, considerarla espressione di problemi specifici di un Paese dall’altra parte del mondo.

“La strage di Christchurch può succedere anche in Italia”: lo dice Giorgio Beretta, una delle persone più titolate a parlare di armi e licenze in Italia. Beretta è analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia che fa parte della Rete italiana per il disarmo. Ha pubblicato diversi studi, oltre che per l’Osservatorio Opal, anche per l’Osservatorio sul commercio delle armi (Oscar) di Ires Toscana (Istituto di ricerche economiche e sociali) della Cgil di Firenze, per l’Annuario geopolitico della pace di Venezia e numerosi contributi, anche sul rapporto tra finanza e armamenti, per riviste e quotidiani nazionali. Su Today.it l’abbiamo intervistato in passato in più occasioni (“Italiani a mano armata: licenze facili, dati opachi e norme da rivedere in fretta” e “Italiani armati, la legge italiana è già permissiva: servono più controlli“).

Ci sono tre elementi che caratterizzano stragi come quella in Nuova Zelanda: “Odio razziale di stampo suprematista, fascinazioni di tipo nazifascista e un terzo elemento, troppo spesso dimenticato dai commentatori: tutti i suprematisti e filonazisti che hanno fatto stragi e attentati in America e in Europa detenevano regolarmente le armi in quanto legali detentori di armi” scrive Beretta su Facebook.

L’analisi: “Tutte stragi con armi possedute regolarmente”

Anders Breivik a Utoya (Norvegia), Dylann Roof a Charleston (Sud Carolina), Alexandre Bissonnette a Quebec City (Canada), Nikolas Cruz a Parkland (Florida), Luca Traini a Macerata e adesso Brenton Tarrant a Christchurch (Nuova Zelanda) “hanno potuto compiere le loro stragi con armi che possedevano regolarmente – nota Beretta – Le armi più usate in queste stragi sono i fucili semiautomatici AR-15 e simili: armi che si possono acquistare e detenere anche in Italia con una semplice licenza per “tiro sportivo” che costa 32 euro di tasse, più 1,50 euro per il libretto (e vale 5 anni)”. “Brenton Tarrant ha compiuto la strage con fucili semiautomatici AR-15 che deteneva legalmente. Frequentava regolarmente il poligono di tiro della cittadina dove viveva dove lo descrivono come “una persona tranquilla” “sempre disponibile a dare una mano”: un onesto cittadino. Ha usato caricatori da 7 colpi: in Italia è permesso detenerne fino a 10 colpi senza denuncia”.

Licenze per uso sportivo: un tema spinoso e sempre attuale

Si torna quindi a parlare dell‘equivoco di fondo sulle licenze “per uso sportivo”: nel nostro Paese  le licenze per uso sportivo sono aumentate in modo esponenziale: erano poco più di 125mila nel 2002, sono cresciute fino a più di 560mila oggi. Spesso sono un modo per poter detenere un’arma (o più armi) in casa anche per coloro che non metteranno mai piede in un poligono. La licenza si può ottenere facilmente anche perché non occorre dimostrare di praticare alcuna disciplina sportiva. “Anche se viene fatto credere il contrario (buttando fumo negli occhi con la frase: “In Italia non è come in America che le armi si possono comprare al supermercato”), la normativa italiana è quanto mai permissiva in materia di licenze e detenzione di armi – nota Beretta – oggi, a qualunque cittadino italiano incensurato, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicomane, è generalmente consentito di ottenere una licenza per armi dopo aver superato un breve esame di maneggio. Tranne nei casi in cui il medico curante o le A.S.L. non lo richiedano specificamente, non sono infatti previsti particolari esami clinici e tossicologici per verificare lo stato di salute mentale e psichica del richiedente e per accertare l’uso di stupefacenti: tutto si basa su una autocertificazione controfirmata dal medico curante”.

Beretta ce lo aveva già raccontato in un’intervista di qualche tempo fa: in pratica oggi in Italia “è più difficile ottenere la patente per guidare l’auto che una licenza per armi per uso sportivo, per la caccia o il cosiddetto “nulla osta”. Per la patente di guida è infatti richiesto di superare specifici esami teorici e pratici. Non solo: la patente per auto prevede specifiche limitazioni di velocità, di potenza dell’automezzo e di guida per i primi tre anni dalla data di superamento dell’esame, mentre un diciottenne che ottiene una licenza per armi per uso sportivo può detenere armi comuni, armi sportive, fucili da caccia e non deve dimostrare di essere iscritto ad alcuna federazione sportiva né frequentare un poligono di tiro”.

Da settembre 2018 si possono detenere più armi “per uso sportivo”

Più armi significa meno sicurezza, è tanto scontato quanto purtroppo poco chiaro nel dibattito pubblico in Italia in questo momento. Va ricordato che  il 14 settembre è entrato in vigore un decreto legislativo che si occupa di armi. Il decreto in questione è il n. 104 del 10 agosto 2018: è stato emanato dal governo per recepire la direttiva Ue 2017/853 del 17 maggio 2017. In pratica il governo Conte ha recepito una direttiva dell’Unione europea che raddoppia il numero di armi “per uso sportivo” detenibili, da sei a dodici, e dei caricatori: si possono detenere fino a dieci colpi senza denuncia (prima erano 5).

La direttiva, come spiegava il Consiglio dell’Ue alla vigilia della sua approvazione, nasce per l’esigenza (doverosa) di migliorare la tracciabilità delle armi da fuoco, includere nei controlli anche le armi “disattivate” (cioè in passato funzionanti ma convertite in armi a salve, ma col rischio di ri-conversione) ed estendere la categoria delle armi più pericolose, quelle vietate per uso civile. A differenza che in passato, il governo Lega-M5s ha deciso di recepirla sfruttando al massimo gli spazi di discrezionalità lasciati agli Stati membri: e di andare così nella direzione di rendere, per alcuni aspetti (armi per uso sportivo), meno restrittiva la normativa sul possesso di armi legalmente detenute.

Terrorismo “suprematista”: il problema dei mancati controlli

“Qualcuno – continua Beretta – solleva il problema dei mancati controlli sui segnali che alcuni di questi personaggi avevano dato. Per cogliere questi segnali, sarebbe necessario (ed auspicabile) che le autorità italiane cominciassero a controllare almeno le esternazioni pubbliche di quei legali detentori di armi che spesso manifestano simpatie nazifasciste, odio razziale, tendenze xenofobe unite ad una particolare ed improvvisa passione per le armi. Potrebbero cominciare col controllare, ad esempio, i profili facebook, twitter ecc. di quei sedicenti “appassionati” di armi che li tengono oscurati all’accesso pubblico per poter comunicare indisturbati con i loro simili”.

I precedenti sono inquietanti in tal senso: “Traini era in possesso di regolare licenza per “uso sportivo”: l’aveva ottenuta in 18 giorni. Aveva successivamente manifestato simpatie nazifasciste, esternato odio e rancore, espresso pubblicamente tendenze xenofobe e razziste. Non ha compiuto una strage solo perché, grazie al cielo, ha sbagliato mira. Domani, il prossimo Luca Traini, legale detentore di armi, potrebbe compierla indisturbato. Ed organizzarsi con un gruppo di amici, tutti armati di fucili AR-15 con caricatori da 10 colpi o con pistole semiautomatiche da 20 colpi. Tutto regolarmente detenuto grazie alle leggi vigenti ed ai pochi controlli sui legali detentori di armi”.

Armi, perché nella strage di Christchurch è stato usato un AR-15

C’è un altro tema che va affrontato. E Beretta è l’unico a notarlo in un articolo per Unimondo: “La decisione del suprematista bianco di compiere il suo ‘atto purificatore’ con un’arma legale, e preferibilmente con un AR-15, non è casuale. Sa bene, infatti, che l’arma non è indifferente non solo per il successo della sua operazione, ma per il messaggio che vuole diffondere. Il kalashnikov AK-47 è il micidiale mitragliatore dei combattenti di ogni tipo; le bombe autoprodotte sono lo strumento dei terroristi per seminare panico e terrore; il coltello è l’arma degli islamisti per sgozzare le proprie vittime innocenti; l’auto o il camion è il mezzo di fortuna dei lupi solitari per fare stragi nelle città. Il fucile d’assalto AR-15 è, invece, l’arma che può detenere solo chi rispetta la legge ed è nel giusto.  E’, infatti, l’arma sviluppata sul modello dell’M16, il fucile d’ordinanza delle forze armate statunitensi, per combattere il male e il disordine e per stabilire la giusta supremazia nel mondo. L’obiettivo dello stragista bianco è proprio questo: ristabilire il vero, il giusto ed il necessario “ordine nel mondo”. Questo può farlo solo chi ha armi legalmente detenute: la legge è dalla sua parte e lo Stato gli consente l’uso di quell’arma proprio per attuate il suo piano, ristabilire l’ordine”.

Non si sa quante armi siano in circolazione in Italia. Ed è un problema grosso. Ci sono dati del 2017, del Censis che cita il Viminale come fonte, che indicano in 1 milione 400 mila persone il numero di coloro che in Italia hanno una licenza per armi e non sono parte delle Forze dell’ordine. Ma secondo Small arms survey nel 2017 erano 8.6 milioni le armi in circolazione, legali e illegali. Secondo il sito indipendente Gunpolicy le armi sarebbero invece 7 milioni. In realtà il Viminale non ha mai pubblicato statistiche, nonostante l’acquisto di un’arma vada sempre denunciato entro 72 ore. Sperare in un’Italia futura con meno armi in circolazione è puro e semplice buonsenso.

Il governo neozelandese rivedrà la legge sulle armi

Il governo della nuova Zelanda ha raggiunto un accordo “in via di principio” per una legge che restringa il diritto di possedere armi, dopo il massacro di venerdì. Paese di cacciatori, con una importante lobby a sostegno delle armi, la Nuova Zelanda ha visto fallire diversi tentativi di imporre leggi più restrittive in questo settore. Attualmente si può possedere un’arma già a 16 anni, 18 si tratta di armi automatiche in stile militare (Mssa). La licenza viene concessa dopo controlli medici e sulla fedina penale, ma non ci sono limiti al numero di armi che si possono possedere. Solo le Mssa devono essere registrate, ma c’è chi evade quest’obbligo modificando le armi con l’aggiunta di caricatori. Il massacro di Christchurch potrebbe finalmente dare una spinta per un maggior controllo sulla diffusione delle armi...leggi tutto l’articolo