Giulia Donato uccisa dal fidanzato Andrea Incorvaia: lui poi si è suicidato con l’arma di servizio

Andrea Maggiolo –  Fonte: ©Today.it
5 Gennaio 2023

La giovane, 23 anni, è stata ammazzata in casa sua con un’arma legalmente detenuta. Le indagini sono solo all’inizio, ma non sembrano esserci dubbi sulla dinamica del drammatico fatto di sangue. I due avevano iniziato una relazione meno di un anno fa.

Ancora un omicidio. Ancora vite spezzate con armi legalmente detenute. Il dramma in via Anfossi, a Pontedecimo, quartiere all’estrema periferia nord di Genova. Giulia Donato, 23 anni, in base agli accertamenti della squadra mobile, è stata uccisa dal compagno Andrea Incorvaia, guardia giurata di 32 anni, che poi si è tolto la vita. Quello del capoluogo ligure è il primo femminicidio del 2023 in Italia. Per l’omicidio-suicidio è stata usata l’arma di servizio dell’uomo. I corpi senza vita sono stati trovati dalla sorella di lui.

Femminicidio a Genova: Giulia Donato uccisa da Andrea Incorvaia

Le indagini sono solo all’inizio, ma non sembrano esserci dubbi sulla dinamica. Andrea Incorvaia e Giulia Donato avevano iniziato una relazione lo scorso maggio. Chi conosceva la vittima avrebbe avuto informazioni sulla possessività dell’uomo. La relazione era diventata complicata nel giro di pochi mesi e lei si stava allontanando. Una giovane donna fragile, perché un anno fa aveva affrontato la sfida più insostenibile, una tragedia enorme, la perdita della figlioletta, avuta da una precedente relazione, a un mese di vita. In passato la giovane donna aveva lavorato in un asilo, negli ultimi tempi non aveva un impiego.

La lite sfociata in tragedia è avvenuta nell’appartamento di lei (i due non convivevano): non sarebbe stato il primo litigio tra i due, che si stavano lasciando. Il corpo della giovane era in camera da letto. Secondo un primo controllo, racconta GenovaToday, non ci sarebbero mai state denunce per violenza da parte della ragazza, ma sono in corso ulteriori accertamenti.

Uccisa con un’arma legale

L’omicidio è stato commesso con l’arma di servizio dell’uomo, che lavorava come guardia giurata. Nelle situazioni di conflitti di coppia il possesso, ancorché legale, di un’arma costituisce una tentazione ad usarla: il dramma di Genova la conferma. Come diceva a Today Giorgio Beretta di OPAL, “la separazione matrimoniale o di convivenza è una fase particolarmente critica che spesso genera crisi di identità, soprattutto negli uomini, che possono facilmente sfociare in episodi di violenza nei confronti della donna. In questi casi, le forze di pubblica sicurezza possono fare poco perché possono intervenire solo quando vi è una segnalazione, un esposto o una denuncia, in mancanza delle quali raramente procedono ad un ritiro cautelativo delle armi”. Arma che Incorvaia deteneva per lavoro. “Il possesso di un’arma non è un fattore secondario o marginale – diceva sempre a Today l’esperto – un’arma in casa, soprattutto nel caso di omicidi familiari e femminicidi, non rappresenta un mero strumento per eseguire un assassinio, ma costituisce un fattore psicologico di particolare pregnanza nell’ideazione e nella progettazione dell’azione delittuosa”….

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