Governi vecchi o nuovi, la lobby armiera non si ferma

Comunicato stampa OPAL
Brescia 10 febbraio 2012

“La legislazione di emergenza si è arricchita di un altro capitolo: l’emergenza finanziaria. Rinunciando a discutere il maxiemendamento governativo alla Legge di stabilità per il 2012, il parlamento ha stabilito un’ulteriore riduzione delle prerogative democratiche.Tutto ciò per rassicurare i mercati e rispondere alle richieste dell’Unione Europea, ci hanno spiegato.

Nel far questo, però, il governo uscente ha approfittato della corsia preferenziale fornitagli dall’opposizione, e all’ultimo momento – in commissione – ha aggiunto le 3 righe seguenti: A decorrere dall’entrata in vigore della presente legge è abrogato l’articolo 7 della Iegge 18 aprile 1975, n. 110, recante “Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”. Si tratta di una norma già proposta nelle scorso luglio, e fermata durante la discussione in aula del rifinanziamento delle missioni militari: una norma a cui teneva molto il capogruppo della Lega Nord Federico Bricolo “perché avrebbe semplificato la vita di tanti piccoli imprenditori”.

In realtà, ora che la norma è stata approvata, poche ore prima delle dimissioni dell’ultimo governo Berlusconi, è stata decisa la soppressione del Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo. D’ora in avanti, non vi saranno più gli adempimenti tecnici obbligatori per stabilire se un’arma importata o prodotta in Italia è un’arma civile o da guerra. E’ un passo verso la liberalizzazione “all’americana” del mercato delle armi, ed è un passo che fa cadere l’ultimo velo sulle intenzioni dell’industria armiera italiana e sulle sue esportazioni: che non si possa più distinguere la loro destinazione militare e bellica. Come questo possa “semplificare la vita di tanti piccoli imprenditori” non si riesce a capire, innanzi tutto perché la grandissima parte delle armi prodotte in Italia lo è sotto il marchio del gruppo multinazionale Beretta, mentre un pugno di piccole-medie aziende bresciane si divide il resto del mercato.

In ogni caso, per favorire questa multinazionale delle armi e il distretto armiero bresciano si mette fine a un controllo e a una catalogazione che forze dell’ordine e magistratura ritenevano indispensabile nella loro lotta alla criminalità organizzata. Mentre scriviamo circolano voci che nel nascente governo del prof. Monti un militare (il gen. Mosca Moschin o il gen. Tricarico) possa divenire il prossimo ministro della Difesa. E’ dunque questo il “governo del Presidente”? Un generale per dismettere le caserme e acquistare gli F-35?

OPAL chiede che il prossimo governo inizi i suoi lavori con un gesto significativo quanto simbolico: l’abrogazione del comma 7 dell’art. 4-undecies inserito come allegato nella legge di Stabilità, e dunque la reintegrazione del Catalogo delle armi. Ci aspettiamo che, tra i sacrifici che ci verranno richiesti, non ci sia anche quello di tollerare, nelle nostre città, una ancor più larga circolazione di armi da fuoco”.

(La fotografia in questa pagina riguarda la scultura all’esterno del Palazzo Onu di New York – foto © Ansa)

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