Legittima difesa: una modifica pericolosa

Giorgio Beretta – Fonte: © Città Nuova
29 marzo 2019

C’è il via libera del Senato al testo sulla legittima difesa, che dunque diventa legge. I voti favorevoli sono stati 201, i contrari 38, gli astenuti 6. Eppure è solo nell’ambiente familiare che sempre più spesso si sfogano rancore, intolleranza e odio. In base alla riforma, la difesa di chi respinge, armato, un’aggressione o una minaccia subita in casa o sul lavoro è sempre legittima, e la persona non è punibile se era in “grave turbamento”.

La legge che modifica le norme sulla legittima difesa porterà molti italiani ad armarsi. Con conseguenze che potrebbero essere più nefaste del problema che intenderebbe risolvere.

Il testo della legge recita, infatti, che «sussiste sempre il rapporto di proporzione tra offesa e difesa» se taluno legittimamente presente nell’abitazione o ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale o imprenditoriale «usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità, i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione».

Si introduce così una presunzione di tutti i requisiti della legittima difesa, presunzione che è da ritenersi assoluta, considerato il ricorso all’avverbio “sempre”. Come ha evidenziato con un comunicatol’Associazione italiana dei professori di Diritto penale (AIPDP) questo disegno di legge trasforma l’attuale “diritto di legittima difesa” in “diritto di difesa”. E soprattutto in diritto di difesa con le armi.

Ma la situazione attuale in Italia giustifica l’assunzione di misure che potrebbero invece avere conseguenze molto pesanti? Nient’affatto! Furti e rapine in abitazioni e negozi sono in costante calonell’ultimo decennio e soprattutto sono più che dimezzati gli omicidi per furti o rapine: si passa da una media annuale di oltre 70 ad inizio anni Novanta a circa 30 nell’ultimo quinquennio, di cui 19 nel 2016. Nel 2017 sono stati 16, poco più di uno al mese.

Di contro, nel 2016 gli omicidi non attribuibili alla criminalità bensì di tipo interpersonale costituiscono quasi un terzo di tutti gli omicidi perpetrati in Italia. Ciò significa che oggi il pericolo maggiore per l’incolumità delle persone non consiste nelle rapine nelle case o nei negozi, ma nell’ambiente familiare e nei rapporti interpersonali.

È questo il contesto in cui sempre più spesso si sfogano rancore, intolleranza e odio che vanno crescendo nel nostro Paese. Non tener conto di questi aspetti rappresenta un grave pericolo, sul quale tutte le forze politiche dovrebbero riflettere prima di approvare norme per assecondare le pulsioni di alcuni settori della società. O, peggio ancora, per cercare di incassare un po’ di consensi sull’onda emotiva suscitata da qualche raro caso continuamente riproposto da taluni mezzi di informazione. Ne va della sicurezza di tutti.