Professione “poliziotto” 40 anni dopo

Daniele Tissone – Fonte: © Collettiva
12 maggio 2021

La legge 121 dell’aprile 1981 ha cambiato la pubblica sicurezza. avvicinando i suoi lavoratori alla società civile. Oggi, però, servono più risorse per gli operatori, più dotazioni tecnologiche e interventi immediati per la gestione dello stress

La storia della Repubblica italiana è costellata di date e avvenimenti importanti che hanno tracciato la narrazione e la ragion d’essere del nostro vivere civile e democratico. Tra questi sicuramente c’è la riforma della Polizia di Stato, con la legge 121/81, che ha tagliato ad aprile 2021 il traguardo dei 40 anni.[…]

Leggi pericolose, inutili ed eticamente sbagliate, considerato che, dai dati in possesso dell’Opal di Brescia, tra 2017 e il 2020 gli omicidi con armi legalmente detenute sono stati nel nostro Paese ben 129 a fronte dei 91 morti per mafia nonché delle 37 morti per furti o rapine. Quei politici che spesso hanno alimentato le paure, amplificandole probabilmente per allontanare le persone dalla percezione dei problemi reali, puntando il dito contro gli ultimi per ottenere il consenso dei penultimi, non hanno giovato all’attività degli operatori.

[…]Di questi temi abbiamo parlato lo scorso 22 aprile, in uno straordinario convegno seguito in diretta streaming sui social da migliaia e migliaia di persone, cui hanno partecipato, presso la sede della Cgil nazionale, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il capo della Polizia Lamberto Giannini, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e altri autorevoli ospiti. 40 anni dopo la grande riforma è ora, forse, di un nuovo cambio di passo. Nel segno di quella straordinaria legge.

Daniele Tissone è segretario generale Silp Cgil