Vogliamo una nazione armata?

Micol Sarfatti – Fonte: © Corriere della Sera
30 novembre 2017

Le richieste di porto d’armi per difesa personale diminuiscono. Aumentano molto quelle per uso sportivo, più facili da ottenere. Stiamo seguendo l’esempio degli Stati Uniti? Un viaggio tra gli “italiani che sparano”

ARMA A DOPPIO TAGLIO. Un duello di opinioni. Un tiro mancino. Una sciabolata. In punta di fioretto. Una pugnalata alle spalle. Essere alle prime armi. Essere ai ferri corti. Avere un’arma segreta. Fare armi e bagagli. Rendere l’onore delle armi. Poi: una raffica d’insulti, era una bomba, parlava come una mitragliatrice, stava col fucile spianato, sparava le ultime cartucce, era una mezza cartuccia, le sparava grosse, non sbagliava un colpo. La lingua riflette la mente, e la mente riflette la storia. Pensate a quanti modi di dire hanno generato le armi. Perfino “giramento di palle” (scusate) ha quest’origine (si riferisce a una pratica comune, sebbene vietata, durante la guerra di trincea: i fanti estraevano le pallottole dal bossolo e le reinserivano girate, rendendole più letali). Ma la tendenza sembra chiara: la società antica era armata, la società democratica va verso il disarmo. L’uso della forza – e delle armi – dovrebbe essere affidato alla polizia e all’esercito, nello Stato di diritto. Negli ultimi anni però il dibattito sulla detenzione di armi e sulla legittima difesa è tornato in primo piano. I casi di cronaca dove qualcuno ha sparato, qualcuno ha ucciso e qualcuno è morto, magari nel corso di un’aggressione, aumentano….leggi tutto l’articolo sul Corriere della Sera

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