Armi italiane alla polizia messicana «Stop all’export, garantire i diritti»

Lucia Capuzzi – Fonte: ©Avvenire
03 gennaio 2021

Iguala, 26 settembre 2014. Un gruppo di ragazzi della scuola agraria di Ayotzinapa si reca nella cittadina del Guerrero da dove in- tende partire alla volta della capitale per il 46esimo anniversario del mas- sacro di Tlatelolco. Gli agenti municipali li attaccano. Non è chiaro che cosa sia davvero accaduto quella not- te: 43 giovani scompaiono nel nulla. Tra i pochi dati certi c’è il fatto che la polizia di Iguala ritenuta da tutte le inchieste complice nella sparizione aveva in dotazione fucili d’assalto di produzione europea: 73 dell’italiana Beretta e 37 di tipo G36 della tedesca Heckler&Koch.

Non c’è da stupirsi. Le aziende del Vecchio continente e israeliane hanno venduto ai vari cor- pi di polizia messicani almeno 238mila armi da fuoco tra il 2006 e il 2018. Oltre un terzo quasi 109mila di queste sono state fabbricate dalla Beretta di Gardone Val Trompia ed esportate dall’Italia lungo un percorso che va da Brescia al porto tedesco di Bremerhaven a Norfolk, negli Usa. Beretta è di gran lunga il primo fornitore 36 per cento, seguita da Stati Uniti e Austria, entrambe al 22 per cento.

A darne notizia è il rapporto “Commercio mortale” pubblicato da un pool di associazioni internazionali, tra cui l’Opal, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia, e basato su oltre 9mila documenti originali declassificati dalle istituzioni Usa e messicane. La vendita di armi dal nostro Paese ai mercati civili esteri, incluse le forze dell’ordine, è legale e può essere effettuata senza specifica autorizzazione.

Quest’ultima è richiesta, invece, per le forniture militari destinate alle forze armate straniere e viene concessa dall’Unità per le autorizzazioni di materiali di armamento del ministero degli Affari esteri. Essa viene negata solo per i Paesi sotto embargo da parte di Onu e Ue. Non è il caso del Messico, nonostante il Paese viva una crescente escalation di violenza dal 2006, quando l’allora presidente Felipe Calderón dichiarò “guerra” alle mafie del narcotraffico. Conflitto proseguito dal successore Enrique Peña Nieto mentre l’attuale leader, Andrés Manuel López Obrador, ha scelto un’ambigua via di mezzo…

…La Commissione messicana per i diritti umani ha fatto 204 denunce circostanziate al riguardo e quasi 35mila agenti sono indagati per tortura. «In questa situazione, chiediamo ai governi europei e alle aziende, a iniziare dalle nostre, di sospendere la fornitura di armi al Messico, in base al Trattato sul commercio di armi (Tca) e alla Posizione comune Ue», afferma Carlo Tombola di Opal, che ha collaborato al rapporto. Beretta, più volte contattata via e- mail e telefono, non ha risposto…