L’illusione della sicurezza: ecco perché la difesa fai-da-te è la fine della civiltà

Direzione – Fonte: © L’Inkiesta
27 giugno 2019

La proliferazione delle pistole, la retorica dello Stato che non c’è, l’idea che sia legittimo farsi giustizia da soli: sono tutti elementi gonfiati ad arte per promuovere politiche e lobby. Ma che vanno a discapito della sicurezza del cittadino e della società. Un libro spiega bene perché

 

* Pubblichiamo un estratto del libro Sotto tiro: L’Italia al tempo della corsa alle armi e dell’illusione della sicurezza, di Stefano Iannaccone, edizioni People, 2019, con prefazione di Carmine Gazzanni e postfazione di Giorgio Beretta

Mimmo Cortese, membro del consiglio scientifico dell’OPAL di Brescia, ha spiegato, in un’intervista dell’8 maggio 2017 al blog Confini di Rai News, come il possesso di armi abbia infatti sventato pochi furti e causato invece molti guai:

Limitandoci al primo trimestre di quest’anno [il 2017, n.d.A.], a fronte di due o tre casi in cui le armi legalmente detenute da cittadini sono state utilizzate per sventare un’aggressione o un furto in casa, vi sono ben dieci casi di omicidi compiuti con armi legalmente detenute che hanno portato alla morte di 15 persone. Vi sono inoltre una quindicina di legali possessori di armi che sono sotto indagine per tentato omicidio, minaccia di morte e minaccia aggravata e sono diversi anche i casi di legali possessori di armi scoperti con armi illegali.

Entrando nel dettaglio statistico, prendono forma le preoccupazioni rispetto alla presenza di armi come strumento di morte. Addirittura, le tragedie “della normalità” si avvicinano, come cifra, ai delitti mafiosi. Spiega Beretta dell’opal:

I dati forniti all’Istat dal Viminale riportano per il quinquennio 2012-16 una media annuale di 475 omicidi volontari di cui 51 sono ‘di tipo mafioso’ e 31 ‘per furto o rapina’ (si tratta, ovviamente, di omicidi perpetrati con qualsiasi tipo di strumento/mezzo). Il rapporto del Censis segnala che nel 2016 in Italia vi sono stati 150 omicidi compiuti ‘con armi da fuoco’ detenute sia legalmente che illegalmente. Da un’indagine che ho condotto per l’Osservatorio opal risulta che nel 2017 vi sono stati più di 40 omicidi effettuati con armi legalmente detenute. Ciò significa che gli omicidi compiuti con armi a disposizione di legali detentori e loro famigliari rappresentano quasi un terzo di tutti gli omicidi compiuti con armi da fuoco, sono molto di più di quelli compiuti (con ogni mezzo) per rapine e sono di poco inferiori alla media di omicidi per mafia.

La differenza è che queste tragedie vengono raccontate come fatti di cronaca, spesso a carattere locale, che occupano lo spazio di un trafiletto sul quotidiano o di un servizio in tv. Vengono interpretate in maniera isolata, non sono inserite in un quadro complessivo, che aiuterebbe a considerarle come un preciso fenomeno sociale. Salvo gli episodi più clamorosi, che animano il dibattito per qualche giorno salvo poi finire nell’oblio… leggi tutto l’articolo

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